giovedì 2 maggio 2013

La storia di Lolli Lella

La storia di Lolli Lella Carissimo lettore, quella che ti sto per narrare è la storia di una giovane coccinella uguale alle tante altre che normalmente vivono nei prati di tutto il mondo. Coccinella, per gli amici Lolli Lella, era un simpatico e grazioso coleotterino che gironzolava su e giù per i verdi fili d’erba di un campetto incolto, ai piedi delle Prealpi Lariane. Lolli Lela, aveva una vita piuttosto ordinaria e le sue giornate trascorrevano più o meno secondo un programma quasi standardizzato. Per prima cosa, al risveglio di buon mattino, seguiva una veloce sgranchitina ad alucce ed zampette. Subito dopo, la piccola Lella si concedeva un bel sorso di rugiada rinfrescante, seguita da un’avventurosa esplorazione dei dintorni, alla ricerca di svago e di divertimento. L’ora di pranzo era il momento per darsi alla pappa, mentre il pomeriggio, quando il tempo lo permetteva, era dedicato allo starsene comodamente adagiata sulla prima foglia calda che le capitasse a tiro, così da fare il pieno del bel sole dorato. Sul calar della sera, infine, giungeva il momento di incontrare qualche buona amica, giusto per scambiarsi quattro parole e raccontarsi come fosse volata la giornata che stava ormai volgendo al termine. Occorre precisare che a questo calendario piuttosto standard, potevano aggiungersi qualche alquanto piacevole “fuori programma”. Ne è un esempio il fatto che ogni tanto Lolli Lella incontrasse delle coccinelle con cui giocare a farsi il solletichino per vedere chi ridesse di più o con cui scambiarsi un ristoratore massaggio se il dorso era tutto stanco e rigidino ^:^ Nonostante un’esistenza alquanto semplice e piuttosto serena, occorre precisare che la nostra protagonista non fosse una coccinella leggera e spensierata: dietro la sua figura tutta colori ed alucce svolazzanti, si nascondeva un esserino pensante e parecchio riflessivo. In effetti, ogni tanto, la piccola Lolli si metteva a cercare un posticino piuttosto rialzato, di modo che potesse far scorrere lo sguardo lungo tutto il lontano orizzonte e lì, così sistemata, cominciava a porsi un sacco di domande. Per esempio, spesso e volentieri si chiedeva cosa fosse mai la vita. Si poneva questo quesito e finiva con l’immergersi in un mondo-spazio fatto di punti interrogativi ed esclamativi, tante parentesi aperte e qualcuna mai chiusa, un bel po’ di puntini di sospensione e pochi, pochissimi, punti a capo. Siccome Lolli Lella era parecchio caparbia, non si arrendeva facilmente ed ogni occasione era buona per investigare il suo primario dubbio. Una volta incontrò una formica e gentilmente si rivolse a lei chiedendole se sapesse che cosa fosse la vita. La formichina rispose che la vita era un sorta di impegno a dare sempre il meglio di sé. Bisognava inoltre essere abili nel trasformarla in una splendida occasione di consapevolezza e di sviluppo della propria responsabilità. “Ammazza che parole!” disse tra sé e sé Lolli Lella. “Cosa avrà mai voluto dire la formicuzza?” Salutò piuttosto pensierosa e proseguì il suo cammino con un desiderio di capire ancora più grande di prima. Fu così che la nostra Lolli non si arrese e decise che era giunta l’ora di andare a consultare il gatto Miao che ogni tanto gironzolava vagabondo nei pressi del campetto e del bosco limitrofe. Lolli volò in lungo e in largo ed infine trovò il gatto Miao che se ne stava beatamente spaparanzato sul morbido cuscino, che la padrona di un vecchio casolare di campagna gli aveva deposto in un angolo del cortile di pietra. Lolli Lella arrivò atterrando sul bel soffice pelo, proprio in mezzo ai due occhietti che, per l’occasione di un bel pisolino, erano in quel momento chiusi. Lolli non volle svegliarlo e decise di provare a comunicare con Miao attraverso il pensiero. Cercando di raggiungere il bel gatto rosso nel suo magico mondo sognante, in cui probabilmente stava gironzolando alla ricerca di qualche topolino da rincorrere, la piccola coccinella tutta speranzosa così sussurrò: “Ciao Miao… mi senti?” “Miiii ciao, ma sei tu: Lolli?” sentì rispondere dentro di sé la nostra Lolli. “Ciao Miao, scusa se ti disturbo, ma ho una questione urgente che ultimamente sta diventato particolarmente importante. Ti faccio una domanda al volo e poi tolgo il disturbo” “Ok ok, dolce Lolli, dimmi pure” disse Miao rimanendo sempre nel suo mondo sognante. “Ecco.. vedi… hem… si… mi piacerebbe capire qualcosa di più della vita. Tu sai dirmi per caso che cosa sia?” “Miao, miao, miao (che nel linguaggio gattese significa: mumble, mumble, mumble)… vedi… la vita … è un magico sogno, … un luogo di piacere… e di soddisfazioni, ma… se qualcosa non ti è chiaro e vuoi capirne di più… puoi fare come me che in media medito dalle 7 alle 9 ore per giorno e vedrai allora come ti sarà tutto più accessibile.” “Ammappate Miao!”, esclamò stupida la piccola Lolli, “Seeettee, nnnove ore? Beh… senti… facciamo che ci penso su un attimino” e confusa ed un poco scoraggiata si congedò, senza prima aver regalato un bacino sulla fronte all’amico Miao. Lolli Lella era ora un pochino triste: i dubbi, invece che diminuire, sembravano aumentare sempre di più. Parole come “responsabilità” o “magico sogno” erano per lei solo un insieme di lettere abbinate ad un suono, ma niente di più di questo. Allora Lolli Lella tentò il tutto e per tutto ed un giorno, a primavera ormai inoltrata, fece un volo disperato finendo col planare nella manina di un bimbo, che insieme ai suoi genitori, stava gustando un delizioso pic nic proprio nel bel mezzo del campetto fiorito. Il bimbo salutò Lolli con suo carico di entusiasmo e, quando capì che poteva anche parlarle, non stette più nella pelle per la tanta felicità. “Ciaooooooo giovane insettino, tanto, tanto carinooooooo.” “Ehi ciao! Son contenta che sei contento di vedermi ” rispose Lolli, tirando un sospiro di sollievo per il fatto che non le stava capitando nulla di male. “Senti… non è che per caso tu ci hai capito qualcosa di questa vita a volte così misteriosa?” Il bimbo fece gli occhioni grandi grandi, tirò un risolino divertito e le raccontò che la vita era la manifestazione di un grande potere. Anche Lolli Lella fece gli occhioni grandi e tra sé e sé disse: “Ci risiamo, ecco un’altra risposta incomprensibile”, diede un bacino al centro della mano del bimbo e volò via dicendosi che era ora di andare a fare un riposino. Proprio mentre si allontanava dal bimbo, senti una vocina gridargli da lontano con tutta l’intensità di cui era capace: “Ah eccooo… un’altra cosa: in realtà la vita è un immenso e splendido gioooco, ma questo purtroppo te lo possono dire in pochi. Quando si è piccini, infatti, è facile tenerlo a mente, ma capita che crescendo sia più raro conservarne la consapevolezza. Lolli Lella si girò in direzione della variopinta tovaglia distesa sul prato e, divertita, notò lo sguardo interrogativo sul volto dei due adulti che, udendo il loro frugoletto, si erano voltati domandandosi con chi stesse mai parlando. A questo punto Lolli Lella incominciò a chiedersi se forse potesse mettere insieme tutte le informazioni raccolte sino a quel momento, come fossero ciascuna di esse il pezzo di un misterioso puzzle: se presi singolarmente, ciascun pezzettino era alquanto insignificante, ma se tutti gli elementi fossero stati tra loro uniti nel giusto ordine, sarebbe finalmente apparsa una sorprendente quanto significativa rappresentazione dell’esistenza. Lolli ripassava mentalmente l’idea del puzzle, più per una sorta di auto-speranzoso rincuoramento (dicendosi che forse, dopo tutto, le necessitava di raccogliere ancora dei pezzettini importanti); che per un vero e deciso convincimento. Intanto il tempo passava senza che però succedesse un granché. Un giorno, Lolli stava cedendo al pensiero di ritirarsi da questa bizzarra ricerca, quando all’improvviso le apparve dinanzi un’elegante farfalla. Questa volta fu proprio la farfalla a fare il primo passo chiedendo al solitario maggiolino come mai stesse vagando così assorto nei propri pensieri. Lolli rispose come al suo solito, spiegando la natura del suo principale quesito e la farfalla, per tutta risposta, così replicò: “Vedi, mia cara Lolli, in genere ognuno dà alla vita il significato che le vuole dare… probabilmente ogni significato corrisponde un poco a quello che ciascuno porta già con sé… Prendi per esempio me, che sono una farfalla: per me la vita è sinonimo di trasformazione perché in principio uscii da un ovetto in qualità di bruchetto strisciante e poi… pufff… ecco che un bel giorno arrivò il fatidico cambiamento e mi spuntarono delle alucce tutte colorate”. “Ma anche tu, cara Lolli” e mentre disse questo fece un simpatico occhiolino, “sei un esserino in trasformazione perché, se non sbaglio, sei nata che eri completamente diversa da come sei ora, o sbaglio?” Lolli Lella ebbe un impercettibile sussulto e non poté che ammettere l’autenticità di quanto sinora ascoltato. Stava per ringraziare la bellissima farfalla quando quest’ultima aggiunse un secondo messaggio: “E la sai un’altra cosa? Non è nemmeno detto che resterai per sempre così come sei oggi: ogni tanto mi capita di vedere dei coleotterini che salgono sul capolino di un dente di leone, come quello che c’è ora alla tua destra, solo che questo è da poco sbocciato, mentre loro vi arrivano quando ormai dal fiore si sono sviluppati i frutti e sono ormai belli maturi. E sai a questo punto cosa fanno? Si aggrappano ad semino che col suo ciuffetto di peli bianchini, sembra un piccolo ombrellino.” “Le coccinelle.. dicevo… vi si aggrappano e, al primo alito di vento che si solleva, si lasciano trasportare come fossero a bordo di un comodo aliante.” “E poi cosa succede?” domandò intrepida la nostra protagonista. “Beh… sai… nessuno lo sa con certezza, perché dove vanno e soprattutto cosa fanno sembra essere un segreto, ma ti posso dire con sicurezza che quando rientrano, questi maggiolini sono sempre sorridenti e soddisfatti epppoi” e a questo punto la voce della farfalla divenne un piccolo sussurro “Li vedi che NON sono più com’erano prima, per quanto son cambiati”. “In che senso?” domandò Lolli con un altrettanto filo di voce. “He… beh… come posso dirti? ... alcune coccinelle prima di partire verso questo misterioso luogo erano tristi e non si accettavano più per quello che erano diventate. Se le vedevi, notavi che le macchioline che ricoprivano la loro schiena si erano addirittura ingrandite. “Talvolta, infatti, capitava che le macchie che avevano sul dorso, si estendevano così tanto da coprirne tutta la superficie. Per qualche “fortunata” di loro rimaneva ancora una speranzosa macchiolina rossa all’altezza del cuore, ma come potrai intuire… non sembravano più quello che erano un tempo, così rosse e risplendenti.” La farfalla concluse spiegando che questo terribile cambiamento poteva riguardare tutte le coccinelle del mondo, anche quelle di altre razze e nazionalità. La farfalla fece un sospiro sconsolato, si fermò un istante a riflettere e poi, con un inaspettato sorriso e gli occhi animati da una viva luce, disse che non tutto era perduto. “Come ti dicevo poc’anzi, le coccinelle che hanno fatto quello strano viaggio a bordo del soffice ombrellino di tarassaco, son tornate a casa che sembravano rinate. Alcune di loro son rientrate con molte, mooolte meno macchie scure, mentre altre hanno ora dei nuovissimi puntini bianchi al posto di quelli neri! Altre infine hanno compiuto una vera e propria muta eee… voilà: ecco che quasi non le riconosceresti più, tanto hanno perso o quasi del tutto stinto tutti i loro neri pois.” . . . . . . Era ormai trascorsa una settimana da quando Coccinella aveva ascoltato il temibile racconto sulla sorte di alcune sue sorelline. Il solo ricordo delle parole della farfalla suscitava in lei un brivido di paura. Nel frattempo la nostra Lolli aveva provato in tutti i modi di capire se c’era la possibilità di cancellare le macchiette nere che anche lei portava sul dorso, prima che le stesse diventassero troppo cupe ed ingombranti. All’inizio aveva tentato con una veloce doccia ottenuta dalle gocce di rugiada che erano scivolate giù dai fili d’erba. Poi, notando l’inutile esito, un giorno in cui s’era abbattuto un piovoso acquazzone, si tuffò temeraria nel calice di un tulipano selvatico. Invano fu il bagno completo che si regalò: le macchie scure proprio non se ne volevano andar via. Lolli Lella cominciava col sentirsi sempre più triste e spaventata, come fosse caduta in un abisso nero di frustrazione. Stava quasi per abbandonare la speranza quando un giorno, dopo l’ennesimo tentativo di pulizia andato a vuoto, la nostra protagonista si disse che era giunto il momento di fare una scelta, perché non poteva andare avanti così. Si trovò di fronte ad un bivio e scelse la direzione più azzardata: avrebbe tentato di seguire la strada di quelle coccinelle che, precedendola, avevano raggiunto dei traguardi inimmaginabili! Vicino a lei scorse un bel soffione di tarassaco pronto a liberare nell’aria i leggeri semini. Lolli si scrollò di dosso le goccioline d’acqua, affinché fosse più leggera possibile, e decise che era arrivato il momento giusto per partire. Quando giunse in cima al capolino notò che il vento aveva già liberato la maggior parte dei ciuffetti bianchi. Ne rimanevano solo due che sembravano fossero rimasti lì in attesa degli ultimi due ritardatari. Inaspettatamente, infatti, Lolli Lella vide di trovarsi in compagnia di un secondo maggiolino. Anche il nuovo conosciuto aveva sentito parlare di un luogo dove c’era una meravigliosa coccinella di color rosso fiammante che parlava ai nuovi arrivati utilizzando parole che venivano dal cuore. Erano parole nuove, parole trasformatrici ed in effetti sembrava che i piccoli miracoli di cui Lolli aveva sentito raccontare dovessero essere reali. A Lolli si colmarono gli occhi di gioia e, sebbene il nuovo arrivato all’ultimo momento esitò e dopo alcuni istanti di incertezza preferì ritirarsi, la nostra Lolli iniziò ad esplorare i due piccoli paracadutini in attesa del fatidico lancio nel vuoto. Decisa a non perdere ulteriore tempo, senza un attimo di esitazione si aggrappò forte forte ad entrambi gli ombrellini e, con l’arrivo di un leggero alito di vento, la nostra Lolli si lasciò trasportare seguendo le naturali correnti d’aria. Fu un viaggio esaltante. Com’era semplice farsi trasportare! Oltre che facile era anche rilassante, perché Lolli non doveva muovere alcun muscoletto e non doveva nemmeno spremersi le meningi per capire quale fosse la corretta direzione. Fu così che infine approdò ad un nuovo campetto, planando su un giovane fiore di margherita dove, ad attenderla, c’erano altri due coleotterini simile a lei. Nel giro di breve si unirono a loro altre nuove sorelline che si chiedevano in tono concitato: “Ehi… ma è qui che si scopre qualcosa in più della vita?”, mentre altre aggiungevano: “Già… e magari capiamo anche qual’è lo scopo della nostra esistenza!”. Un’ultima coccinella disse intensamente: “Ciao a tutte, son qui perché cerco un attimo che valga una vita e mi hanno raccontato che questo è il luogo giusto per farne l’esperienza”. Alla nostra Lolli si stampò in viso un bellissimo sorriso e stra-stracontenta disse: “Ooohhh siii! Eccomiii!!! Son qui anch’io con voiii!!! Ci sono e mi sa che sarà una bbbellissima esperienza…. Siii! Sarà così!!!” E in effetti fu una bellissima esperienza. Lolli Lella riuscì a mettere insieme tutti i pezzettini del puzzle che aveva precedentemente raccolto e da quel giorno la sua vita non fu più come prima, realizzandosi quella trasformazione di cui aveva tanto parlato l’amica farfalla.

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