venerdì 29 marzo 2013

Lo scalatore illuminato (ovvero il mistero della fede)


"Più importante di Dio è la fede. Se preghi con fede una sardina in scatola, quella può farti il miracolo".
Alejandro Jodorowsky


C'era una volta, moltissimo tempo fa, un giovane uomo, che aveva una vita comune a quella di tanti altri: lavorava, aveva una moglie e dei figli, qualche amico, giornate felici e altre meno. Aveva però una caratteristica che lo distingueva dalla maggior parte dei suoi simili. Era solito farsi moltissime domande riguardo alla vita e alla morte, al senso delle cose, al mistero del creato. Quest'uomo aveva anche un passatempo: amava scalare le montagne. Gli dava la carica, lo faceva sentire leggero, gli lavava i pensieri dalla mente, lo trasformava per qualche ora in un essere veramente libero.
Dunque... un giorno l'uomo stava scalando una vetta particolarmente ardua, di quelle pericolose, che erano soliti affrontare scalatori molto esperti. Era solo, molto concentrato. A metà della scalata si fermò a riposare su una piccola piazzola scoscesa scavata nella roccia. Mentre si godeva il panorama, notò qualcosa che lo lasciò senza fiato. Uno splendido fiore bianco, delicato e setoso, piccolo ma forte sul suo stelo spesso e vellutato. Non seppe dire perché, ma quel fiore ebbe immediatamente su di lui un'attrazione irresistibile. Allora si avvicinò piano, quasi per non disturbarlo, e ne aspirò il profumo a pieni polmoni. 
Fu una fogorazione.
Si sentì come mai prima, pieno della grazia del Creato, folle di gioia, pieno di una energia nuova e sconosciuta, con la voglia di danzare (si contenne, era pur sempre abbarbicato su di una piazzola di roccia a centinaia di metri di altitudine!) e di cantare a perdifiato e quindi rise tanto da non ricordare mai più per quanto tempo.
Quando tornò più o meno in sè, qualcosa in lui decise che avrebbe terminato la scalata e lo fece, in uno stato di estrema lucidità ed estasi al tempo stesso. Quando raggiunse finalmente la vetta, stentò a credere ai propri occhi: si stagliava di fronte a lui una distesa di fiori bianchi come quello che aveva operato in lui il miracolo. Fu allora che decise che avrebbe insegnato ad altri a scalare quella difficilissima e impervia vetta e portato quante più persone poteva ad annusare il profumo paradisiaco di quei fiori divini.

Per anni questa fu la sua missione. Formò e accompagnò su quella vetta moltissime persone.
Iniziarono a chiamarlo lo scalatore illuminato. Chi lo adorava e chi lo denigrava.
Molti lo derisero, dicendo che era impazzito. 
Altri tentarono l'impresa, ma rinunciarono molto prima di arrivare anche solo vicino ai fiori.
Alcuni morirono tentando.
Solo pochissimi riuscirono ad arrivare a inalare il profumo dei fiori.
Tra questi, alla maggior parte non accadde nulla, e furono questi quelli che più odiarono lo scalatore, di un odio puro e irrazionale, fino alla sua morte e oltre.
Uno perse il senno e mai lo recuperò.
Nella sua lunga vita lo scalatore vide succedere la stessa cosa che era successa a lui solo a due persone, un uomo e una donna.

Prima di morire, l'uomo lasciò loro il compito di condurre chi l'avesse desiderato e meritato attraverso quella perigliosa scalata.

Tanti però conoscevano oramai quella strada e cominciarono a portare altre persone su per la montagna, ad aprire nuove e più agevoli vie di accesso alla vetta . 
Si scatenò una diatriba tra coloro che conoscevano la via per trovare i fiori. Chi diceva che doveva essere patrimonio di tutti, chi di pochi, chi sosteneva che i fiori dovevano essere messi a macerare per ricavarne l'essenza miracolosa.

In tutta questa confusione, uno di quelli che avevano odorato il fiore senza ricavarne effetto alcuno, lo chiameremo Bugor, cominciò a raccontare alla gente del suo paese che possedeva un segreto che gli era stato tramandato dallo scalatore illuminato. Egli, sosteneva, gli aveva detto che il fiore era manifestazione di una potentissima divinità che esigeva di essere adorata e idolatrata. Solo così avrebbe dispensato i suoi doni. Bugor cominciò a tenere conferenze, dicendo che lui aveva odorato il profumo paradisiaco e dal quel momento si era trasformato, aveva acquisito doti di preveggenza, bilocazione, poteva udire la divinità e interpretarne i voleri. Se solo lo avessero ascoltato e gli avessero fatto delle offerte, lui avrebbe spiegato loro com'era il profumo di quel fiore divino, dispensandoli dall'estenuante allenamento e dalla tremenda fatica che erano necessari per scalare quella pericolosissima e aspra vetta.

All'inizio fu qualcuno, poi sempre di più; cominciarono ad ascoltarlo parlare di questo fiore meraviglioso, di come il suo profumo lo avesse trasformato radicalmente, di come assomigliasse al sentore di vaniglia, mescolato a quello del legno di cedro appena bruciato, come avesse alle volte un vago aroma di limone misto a quello dell'erba appena tagliata in primavera. Tutti lo ascoltavano a bocca aperta e già si sentivano meglio. Si narra di guarigioni miracolose avvenute durante le sue conferenze.
La sua popolarità crebbe a dismisura, tutti gli chiedevano consigli sulla vita e sulla morte, diventò un uomo ricco e rispettato dalla comunità, fu chiamato a tenere conferenze in diversi paesi, creò una religione che chiamò "Il Fiore Illuminato" che raccoglieva fondi per cause di tutti i tipi.

Gli anziani raccontano che negli anni a venire si perse la memoria di quale fosse la montagna che diede inizio alla storia. La religione del Fiore Illuminato è fiorente, i discepoli di Bugor sono rispettati e mantenuti dalla comunità, vanno in carrozza trainata da cavalli a parlare ai fedeli del paradisiaco profumo del Fiore Bianco e a raccogliere i tributi per la divinità che si manifesta attraverso di esso, con cui comunicano a piacimento e di cui riportano alla comunità voleri, consigli, dettami. Hanno creato l'Essenza del Fiore Illuminato e la vendono a giusto prezzo a tutti quelli che lo desiderano, consegna direttamente a casa, altro che scalare montagne impervie e pericolose!
Lo slogan recita "L'illuminazione alla portata di tutti, basta avere un naso!".
Si dice che stiano studiando una linea di cosmetici e olii da massaggio con Fiori Illuminati macerati, elisir di eterna giovinezza.

Dell'uomo e della donna a cui lo scalatore illuminato lasciò incarico di condurre altri sulla Via su per la montagna, ad inebriarsi col profumo di un delicato e setoso fiore bianco, piccolo ma forte sul suo stelo spesso e vellutato, nulla si è mai più saputo.


Silvia Raffaella Formia


giovedì 28 marzo 2013

LA STORIA DI JO


C'era una volta, in un mondo lontano anni luce dalla terra, un pianeta in cui viveva una società molto diversa dalla nostra.
In quel mondo, la conoscenza era affidata a degli "shamani" che si tramandavano gli insegnamenti di padre in figlio.
In quel luogo, Jo (così si chiama per volontà di narrazione), era il figlio dello shamano ed era in procinto di sostituire il padre, ma prima del grande passo, ogni giovane stregone doveva abbandonare la sua terra per accrescere la propria consapevolezza attraverso un viaggio nei mondi e scoprire nuove civiltà.
Essi conoscevano il teletrasporto ed i viaggi "astrali" come li potremmo descirvere qui.
Si apprestò pertanto alla ricerca di nuove avventure.

Jo si chiuse in meditazione ed uscì dal corpo portandosi al centro della sua galassia.
cielo stellatoLi tutto era pace ed armonia.
Vedeva le stelle brillare e cercò di percepire le energie vitali che si propagavano dai diversi pianeti.
Inizo a seguire le scie energetiche che in principio lo sbalzavano da diverse parti nelle galassie fino a che, un'energia tutta particolare non attrasse la sua attenzione.
Essa veniva da un piccolo pianeta azzurro che ruotava intorno ad una stella molto luminosa insieme ad altri pianeti.

Jo decise di visitare quel pianeta per capire chi lo abitasse.
Il pianeta in oggetto era la nostra terra.

Arrivato sulla Terra, Jo decise di teletrasportare lì il suo corpo poichè era intenzionato a trascorrervi un po' di tempo.... già il tempo, per lui era un elemento assai diverso da quello che gli abitanti del pianeta azzurro intendevano.

Espessioni come "perdere tempo" oppure "non ho tempo" e simili gli erano del tutto estranee.
Come fai a perdere una cosa che non esiste? E' impossibile! Pensava Jo.

In un primo momento si fermò in una città, affollata di gente che era sempre di fretta, che difficilmente rideva, che scansava i suoi simili. Percepiva paura, tensione, insoddisfazione.
Tra se e sè pensava a quanto erano "piccoli" i pensieri e le azioni di quegli esseri, vedeva il loro potenziale e si stupiva che un numero così alto di individui non sapesse neppure minimamente di quali potenzialità era capace.

Decise quindi di cambiare luogo ed osservare gli abitanti della terra da un altro posto.
Jo si spinse a sud.

Lo scenario era cambiato ma le energie degli abitanti non molto.
Vedeva i terresti affliti da difficoltà e sofferenza ma qui per lo meno, alcuni riuscivano a dare spazio all'ilarità. Erano esseri più semplici rispetto ai primi che aveva incontrato ma non aveva trovato nessuno che potesse aiutarlo ad accrescere la sua consapevolezza.

Ho era ormai deciso ad andare via dal pianeta terra, dispiaciuto del fatto di aver visto tanto potenziale così mal gestito, ma in fondo, pensava, ognuno è libero di fare le proprie scelte.....

"Eppure" pensava, "una forza speciale mi ha spinto fino qui, possibile che mi sia sbagliato?" "Se così fosse, ho ancora molto da imparare."

Jo si era spostato verso l'estremità della ionosfera e stava per salutare e ringraziare il bel pianeta blu, quando qualcosa di speciale attirò la sua attenzione.

In alcuni punti c'erano delle piccole luci luminose che brillavano.
"Sono ancora qui.... vale la pena di vedere quali esseri riescono a produrre una così bella energia!"

Allora Jo, prese di mira una di quelle "luci" e si avvicinò lentamente. Più si avvicinava, più si rendeva conto che si trattava della strabigliante luce emessa da un abitante della Terra.

Era un essere puro, che era riuscito a sviluppare il grande potenziale che gli altri non sapevano neppure di avere, tanto erano chiusi in loro stessi.

Si avvicinò a questa persona e gli chiese chi lui fosse.
L'interlocutore di Jo, era un essere illuminato che viveva in un ridente villaggio del nord dell'India.

L'uomo riusciva a percepire la presenza di Jo e si mise in uno stato alterato di coscienza per poter comunicare con lui.
shamano indiano

Jo racconto all'uomo di provenire da un'altra galassia e gli descisse ciò che aveva visto durante la sua permanenza sulla Terra.
"L'essere umano non è in grado di vedere l'essenziale e l'invisibile, si è dimenticato di come si fa. Quando veniamo alla luce, siamo capaci di "vedere" ma crescendo solo in pochi riescono a ricordarsi come si fa."
"Non sono l'unico, sai" continua lo shamano "ci sono altre persone come me su questo pianeta che sanno come utilizzare il grande potere della consapevolezza. Alcuni sono nati con questo dono, altri lo hanno imparato poichè tramandato da Maestro ad Allievo per generazioni, come è successo a me."
"Io ero considerato un folle dalla gente del mio villaggio poi, grazie agli insegnamenti del mio Maestro sono stato capace di utilizzare questa mia "follia" per crescere spiritualmente ed aiutare gli altri."

Jo era ammaliato da quest'uomo, sapeva di essere nel posto giusto al momento giusto.
Chiese allo stregone: "Per piacere fammi vedere quello che tu chiami l'invisibile"
Lo shamano allora, portò Jo all'interno di un albero. Gli disse si sentire l'energia, di vedere l'energia, gli fece provare a prenderla ed essere quell'energia, farla parte di sè.
"Ecco, questo è un esempio di invisibile. Ora ti è chiaro?" Puoi fare questo "gioco" con qualsiasi essere, anche con una roccia!"
"Sul mio pianeta non c'è bisogno di ciò, tutte le creature comunicano con noi attraverso i suoni e degli impulsi e ciò ci permette di essere in connessione con loro. Non mi era mai capitato di essere parte integrante di un altro essere, ho sempre potuto percepirla ma mai esserne parte integrante. Grazie. Porterò con me questa nuova consapevolezza."
Jo era felice, il suo viaggio sulla Terra aveva portato i suoi frutti. Aveva imparato una lezione molto importante.
"Voglio ricambiare il tuo insegnamento" disse Jo allo Shamano "chidi gli occhi, e rilassati completamente".
Jo porto lo stregone sul suo pianeta, gli fece vedere il suo mondo, il modo di vivere che avevano i suoi abitanti. Lì tutto era in perfetta connessione. Regnavano la pace e la saggezza.
Le sensazioni e le percezioni che lo shamano incontrava in quel viaggio stavano diventando parte integrante del suo essere.
Aveva abbandonato completamente la parte "oscura" dell'essere umano: la rabbia, la paura, il risentimento.
Era diventato uno spirito purissimo che riusciva ad amare incondizionatamente.

Jo riportò il suo compagno sulla Terra. Tra di loro era nato un forte legame.
Ripromettendosi reciprocamente di reincontrarsi si abbracciarono e ognuno di loro continuò la propria vita ricco dei nuovi insegnamenti.



Angela ci scrive...

Ciao amici del Blog della Crescita Personale ... :-)

ANGELA Giaccardi ci scrive:

  • Esaltare la propria femminilità ,il proprio fascino credo siano due strumenti che la donna possiede per diffondere amore sicurezza e gioia di vivere .L'uomo che si accompagna ad una donna che vive in questa dimensione credo possa sentirsi avvolto da una forza incommensurabile .Quindi maschilismo o femminismo risultano termini da gossip limitanti che continuano ad impedirci di avvalorare potenzialità energetiche inespresse .Seguendo gli insegnamenti di Paolo l'uomo e la donna non possono che trovare nella crescita personale la possibilità di liberarsi da fantasmi illusori ,da falsità.ipocrisie ed esprimere la propria spiritualità che è il nostro vero contenuto lontano dal chiasso del nulla

La storia di Lino

Tuk . Tuck tuck .. Tump tump .. Scrick _ Scri-i-ick _ _ Strack! Ehi! Ooooo Issa! Ciao, mi vedi? Sono Scricchio, per gli amici Scrich. Cosa state facendo di bello? Che ne dite di passare un po’ di tempo insieme ascoltando una bella storia? Si? Bbbene! Son contento! Allora direi di iniziare. La storia che sto per raccontare si intitola semplicemente “La storia di Lino ” e Lino è lo scoiattolo che vedete qui sotto. Hem… ho preso in prestito qualche foto dall’album di famiglia della mamma di Lino, ma la signora scoiattolo mi perdonerà, perché sa che quella che state per leggere è la storia di un’amicizia straordinaria, che supera la paura e la diffidenza. Ma partiamo dall’inizio. Lino nacque in un luminoso giorno di luglio: era il primo cucciolo che mamma scoiattolo metteva al mondo e, forse per questo o chissà per quale altra strana ragione, Lino era un po’ più piccino rispetto alla grandezza media dei suoi cuginetti, che erano venuti alla luce durante quella splendida annata. Per tale ragione mamma scoiattolo decise che il suo nome doveva essere Lino: Lino il suo amato scoiattoLino; Lino, il suo primo cuccioLino. Vi mostro altre foto che sono state scattate a Lino, man mano che cresceva: Ecco Lino a un mese di vita, la prima volta che tocca terra, poi c’è Lino a due mesi che sbircia all’interno di un tronco cavo e Lino, due settimane dopo, che si avventura con la mamma, nei pressi di uno steccato fatiscente situato all’interno del parco forestale in cui viveva. Intanto Lino cresceva, ma dentro di sé era e rimaneva ancora un cuccioletto. Qui lo vediamo che imbuca la lettera per Babbo Natale, perchè… diciamocelo… a Lino piaceva credere alle favole e la storia di Babbo Natale, certo che doveva essere vera. O no? Babbo Natale a parte, a Lino piacevano tante altre favole e per fortuna sua, mamma scoiattolo ne aveva tante da raccontare. Le sue preferite erano quelle relative ai due cugini Cip e Ciop, quelle di Alvin Superstar e dei suoi simpatici fratelli e, per finire, quelle relative a Scrat, il suo lontano parente vissuto ai tempi dell’era glaciale. A mamma scoiattolo non dispiaceva raccontare al suo piccolo tutte queste favole. Per la verità trovava che questo fosse un modo come un altro per trasmettergli un po’ di conoscenza e di tradizione, di valori, moniti e… raccomandazioni. Le capitava infatti di infilare tra una favola e l’altra i racconti di scoiattoli che erano finiti prigionieri dell’animale che cammina su due zampe. I malcapitati venivano rinchiusi in mini gabbie o portati in speciali zone chiamate zoo, dove li attendeva una monotona e sedentaria vita, a suon di pappa a tutto spiano ed esorbitante ingrasso finale. Non mancavano i racconti dell’orrore secondo cui i più sfortunati andavano incontro alla morte, finendo imbalsamati o impellicciati per un evanescente piacere estetico… il tutto sempre per mano dell’animale che cammina su due zampe. Lino ascoltava attentamente le parole di mamma scoiattolo e non poteva fare a meno di chiedersi se tutte queste storie non fossero altro che delle leggende metropol-forestali o delle esagerate montature per instillare in lui un certo non so che di timore e diffidenza, al fine di restare il più possibile lontano dai pericoli. A dirla tutta, Lino aveva sentito in giro il racconto di altri suoi amici scoiattoli che dicevano di essere stati trattati bene dall’uomo (era questo il nome con cui veniva designato l’animale che cammina su due zampe). Alcuni scoiattoli del parco ricevevano spesso in regalo dalle mani dell’uomo tanto cibo a volontà: semini di ogni tipo, pezzettini di pane o di focaccia e persino… delle noci di cocco? °.° Inoltre sembrava che, quando qualche scoiattolo rimaneva orfano del padre e della madre, l’uomo li adottasse, riservando loro un caldo riparo dove accudirli amorevolmente. Per la verità anche Lino ebbe il modo di riconoscere che la mano dell’uomo fosse dopo tutto una mano amica. Un giorno gli capitò infatti di scorgere l’animale che cammina su due zampe: si stava allontanando, dopo aver abbandonato per terra una grossa noce. Dovete sapere che all’interno del parco c’era solo un albero di noci e la stagione dei frutti era trascorsa ormai da un bel pezzo. Per Lino quella noce rappresentava un’incredibile golosità e non poté fare a meno di avvicinarsi per farla sua. Quatto quatto, si appropinquò furtivamente, con nella testolina i terribili racconti di mamma scoiattolo. “Che fosse stata quella noce una sorta di esca per essere catturato e portato via lontano?” si chiese con il cuore che gli batteva forte. Lino raggiunse la noce, annusò per benino per capire se per caso non fosse avvelenata e, dopo averla presa tra i denti, schizzò via a tutto razzo. “Mmmm… che bbbuona questa noce” disse tra sé e sé, mentre gustava ogni singolo granello del delizioso frutto. “Nessuna trappola, nessun inganno… per me solo il piacere di un gradito omaggio”, aggiunse Lino tutto soddisfatto. Passò un anno ed un secondo volgeva ormai al termine. Tutti gli abitanti del bosco stavano facendo le opportune scorte invernali e Lino, come al suo solito, non poteva fare a meno di notare i generosi regali che la mano dell’uomo concedeva agli abitanti del parco forestale. Infine arrivò il grande freddo e la neve ricoprì di bianco tutto il parco. Come qualcuno di voi saprà, gli scoiattoli non vanno in letargo, ma in compenso si concedono dei periodi di lungo sonno alternati a periodi di modesta attività. Quell’anno Lino non riusciva a chiudere occhio, se ne andava in giro con una gran voglia di incontrare l’uomo, di conoscerlo e di vedere quale fosse il suo rifugio. Fu un inverno ben speso. Col giungere dei primi caldi, aspettò che mamma scoiattolo si svegliasse dall’ultima dormitina che si era concessa; a quel punto Lino raccolse tutta l’energia di cui era capace e scattò dritto dritto verso la tana della mamma. “Mamma, ti abbraccio e ti saluto. Ho deciso di seguire le orme dell’uomo. Voglio conoscerlo, voglio vedere dove abita, voglio capire anche come fa a recuperare tutto quello squisito cibo. Non preoccuparti per me, immaginami come fossi SuperSquirrel, a cui nulla di male potrà mai capitare”. “Uhaaa… per gli dei di Scoiattolandia e di tutto l’universooo!!! Cosa ho fatto di male per meritarmi una simile preoccupazioneee!!! O Signore Dio Scoiattoloso che dimori nella Grande Tana, abbi pietà di me e del mio giovane ed alquanto stolto pargoletto. Sig… sob… uff… e poi ancora… uhaaa!!!”. Mamma scoiattolo non si dava pace: tra un’imprecazione, un pianto a dirotto, una preghiera al buon Dio ed una supplica al volere propizio di fate, gnomi, elfi … e chi più ne ha più ne metta… non poteva che sospirare al pensiero di tutti gli scoiattoli che vivevano nei pressi del suo albero, che presto o tardi avevano trovato una graziosa scoiattolina e, dopo essersi affettuosamente dichiarati, avevano trovato qualche tana disabitata dove trascorrere una vita spensierata. “Il mio Linooo, che fine farà!?!?? Nella migliore delle ipotesi finirà col diventare il misero schiavo di quell’uomo che tutti e tutto asserve ai suoi piedi”. “Diventerà infelice; cosa spera mai di trovare?”. Poi, ricordando il famoso detto “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”, non potè che scuotere il capo al pensiero del suo cucciolo in preda al vizio del fumo, dell’alcool e di chissà quali altre strane erbette: brutti vizi di cui l’uomo generalmente era lui stesso preda. Ma Lino non si fece condizionare. Dopo tutto era la sua vita. “Certo in giro c’erano esseri loschi e furtivi, ma non ve n’erano anche nel mondo degli scoiattoli?” rifletté tra sé, ricordando quello strano tipo dello scoiattolo volante, che faceva saltare in aria tutti quanti, ogniqualvolta giungeva balzando alle spalle del malcapitato di turno?”. “E poi, se alcuni uomini sono crudeli, lo dovevano per forza essere tutti quanti gli altri?”, rifletteva tra sé Lino, aggiungendo anche: “Come può essere così spietato quell’essere umano, se poi si prende cura degli abitanti del parco, dando loro del buon cibo; specie quando questo viene a mancare?”. Fu così che lo scoiattolo Lino si mise in attesa. Non sempre l’uomo faceva visita al parco. Bisognava saper aspettare. Il giorno propizio finalmente arrivò. Lino sentì giungere da lontano l’odore dell’uomo di cui ormai conosceva le fattezze. Si nascose dietro un tronco e solo la testa faceva capolino da dietro di esso, di modo che riuscisse a sbirciare cautamente senza troppo dare nell’occhio. Ma l’uomo aveva una grande vista e notò il solitario scoiattolo. Comprendendo la sua curiosità e la disponibilità a farsi conoscere, l’uomo fece qualche passo nella direzione del tronco. Lino ascoltò il suo cuoricino: è vero, gli batteva forte, ma non gli suggeriva la presenza del pericolo. Accadde allora che si protese ancor di più verso l’uomo. L’uomo mise a disposizione tutto il suo tempo e la sua pazienza per fare in modo che lo scoiattolo prendesse la dovuta confidenza e quando fu il momento giusto, allungò la mano verso lo scoiattolo. Lino si avvicinò ulteriormente e scoprì che nella mano dell’uomo giaceva un gradito regalo. Vi saltò sopra eee… gnam… “Ma quanto era buona quella noce!”. Da quel giorno l’uomo e Lino divennero grandi amici. L’uomo donava a piene mani e lo scoiattolo Lino nel giro di breve si trovò con l’aver accumulato un ricco tesoro, tanto che.. a voi che siete ora in ascolto svelo un segreto super super-segreto: fu proprio lo scoiattolo Lino a coniare il famoso proverbio “Chi trova un amico trova un tesoro!!!”. Non lo sapevate vero? ;-) Ricordatate del famoso proverbio ogni qualvolta conoscerete un nuovo amico e ricordatevi anche del buon Lino, che col suo coraggio e la straordinaria abilità nell’ascoltare il proprio cuore, diede un colpo di spugna a tutte le altrui credenze, andando incontro ad un felice futuro. * * * Dedico questa storia al mio Maestro Paolo, da alcuni anni preziosa presenza amica nella mia vita e la dedico anche a ciascuno di voi con l’Augurio di saper riconoscere e saper accudire le amicizie più preziose e sincere. Simona

mercoledì 27 marzo 2013

Come contribuire al cambiamento?



Ciao care amiche,
mi piace molto l'idea di avere uno spazio condiviso e aperto al dibattito, perché in questo momento sento molto l'urgenza di contribuire al processo di cambiamento che parta e coinvolga le donne e che abbia un impatto sociale più ampio. Ma mi chiedo e vi chiedo, come fare? Be' io credo che nel mondo occidentale cosiddetto civilizzato, una buona soluzione possibile sia quella che parte da una rivoluzione spirituale individuale. Vedo ancora troppe donne che sono e si comportano come vittime, donne che non comprendono o hanno paura di esporre il proprio potere per paura di ritorsioni, giudizi. È ora di capire che se iniziano a non avere più paura nonostante tutta la repressione e i condizionamenti che ci fanno sentire piccole e indifese, il nostro comportamento privo di paura e consapevole del nostro potere di donne influenzerà come un'onda quello delle altre e potremmo finalmente fluire con l'energia femminile in armonia. Forse è molto utopistica la mia visione ma al momento non vedo altre soluzioni. Mi dite la vostra, se ne avete voglia? Vi abbraccio tutte
Alka
Ps. Un link interessante: http://m.alfemminile.com/attualita/album889510/300-no-contro-i-diritti-violati-delle-donne-le-immagini-p1.html

venerdì 22 marzo 2013

Presentazione

Ciao amici  del Blog della Crescita Personale ... :-)


In primo luogo, devo scusarmi perché ancora non so scrivere correttamente in italiano, spero che si capisca quello che voglio trasmettere.

Noi, le ragazze siamo più o meno interessati nel argomento di  amiamo noi stessi (in altri)
Credo che l'accettazione di se stessi è il passo più complicato in termini di conoscenza all'interno, e la scrittura, almeno per me, mi permete creare un diario di viaggio, e poi pulirlo con gli strumenti che conosciamo.

La gente ci ha sempre detto, dai tempi antichi, che essere donna è molto difficile e doloroso, siamo cresciuti in una società che mete alle donne in secondo piano, in una condizione di "oggetto". E 'un mondo e dagli uomini, e siamo arrivati ​​al punto di dimenticare la nostra essenza. Abbiamo l'opportunità di cambiare queste convinzioni profonde rendendo la nostra vita un esempio. 

Solo ci resta  combattere con la resistenza al cambiamento.

Sono in questa lotta. e questo spazio è opportuno condividere.


Tanti baci belle done. 
Ruritza 


Del Film de Frida Khalo. 



giovedì 21 marzo 2013

Welcome

Ciao amici del Blog della Crescita Personale ... :-)

Benvenuti sul BLOG della CRESCITA PERSONALE, qui troverai presto tanti articoli interessanti e utili alla tua ricerca e ci auguriamo che possano essere per te uno stimolo all'intuizione profonda o anche solo, un piccolo tassello in più  alla tua conoscenza.
Dimenticavo di dirti una cosa importante... gli autori dei post sono tutte Donne!

Partecipa attivamente e lasciaci un tuo commento!

NB: questo blog NON intende essere di tipo "femminista".